venerdì 23 giugno 2023

La propaganda socialista nelle pagine de «Il Domani», periodico modenese del primo Novecento

 







Introduzione del mio libro La propaganda socialista (Terra e Identità 2014)



«Il domani sarà dei lavoratori, come l'oggi è della borghesia, come l'ieri fu della nobiltà e del clero». Con queste parole, che costituirono il motto posto subito sotto la testata fino all'agosto del 1912, il periodico socialista modenese «Il Domani» chiariva quali fossero gli obiettivi della sua azione di propaganda, e contemporaneamente individuava in maniera precisa gli avversari contro i quali essa era rivolta. Più che un programma politico, il nome del settimanale evocava le speranze di un partito giovane (quale era il PSI agli inizi del Novecento), speranze che spesso si tramutavano in incondizionata fede in un avvenire che – si credeva – avrebbe visto l'emancipazione del proletariato e il trionfo del socialismo.

Questo studio prende in esame le battaglie combattute dal socialismo italiano e modenese attraverso la lente di ingrandimento di un settimanale locale, che pure ebbe per buona parte della sua storia ventennale (fu stampato dal 1900 al 1921, escluso il biennio 1905-1906) l'ambizione di diffondere tra le masse operaie i grandi temi del socialismo nazionale ed europeo. Fu una storia, quella de «Il Domani», ricca di contrasti e colpi di scena, in un contesto provinciale di forti rivalità interne. Dalle controversie con «Luce» (il foglio riformista di Carpi) alle incomprensioni che nel 1921 portarono alla sua definitiva soppressione[1], il periodico del PSI modenese dovette sempre fare i conti con un partito spaccato al proprio interno, diviso in maniera netta tra riformisti e rivoluzionari, incapace di adottare – come invece si augurava Gregorio Agnini, animatore del primo «Il Domani» – una strategia politica unitaria. Nemmeno Nicola Bombacci, il rivoluzionario romagnolo giunto a Modena nel 1911 per dirigere la locale Camera del lavoro, riuscì, una volta assunta la direzione del giornale, a compattare il movimento operaio della provincia, a dispetto del forte impegno profuso in favore di un'azione propagandistica quanto mai tenace ed intransigente.

Se però vi furono difficoltà, ciò nulla toglie al valore di una lotta politica che non fu caratterizzata solo da sconfitte, ma al contrario consentì di sensibilizzare l'opinione pubblica su temi delicati quali lo sfruttamento delle classi popolari, delle donne e dei fanciulli, l'istruzione, il suffragio universale, le conseguenze di un esasperato protezionismo, della guerra e del caro viveri. Efficace strumento di divulgazione, «Il Domani» fece di questi argomenti un elemento centrale della sua azione di propaganda, affiancandoli a una costante campagna di denigrazione dell'avversario, spesso inquadrato secondo le stereotipo del borghese «succhione» o del prete moralmente indegno.

Scopo di questo studio è quello di illustrare la vita, i protagonisti e le battaglie de «Il Domani», con un occhio rivolto pure alle principali problematiche di carattere nazionale e internazionale per analizzare il modo con cui queste venivano presentate da un giornale di provincia. Il lavoro è suddiviso in tre capitoli. Il primo, di carattere introduttivo, descrive le dinamiche del socialismo modenese dalla fondazione del PSI all'avvento del fascismo; il secondo prende in esame il percorso politico intrapreso dal settimanale nel corso della sua storia, dalle battaglie per la costituzione di un organo di stampa provinciale, alla crisi che provocò la sospensione delle pubblicazioni; il terzo, infine, si concentra sull'azione propagandistica del periodico, sulle proposte socialiste ma soprattutto sui tre grandi temi dell'anticlericalismo, dell'antimilitarismo e del sentimento antiborghese. Seguono, nell'Appendice, la riproduzione fotografica delle vignette satiriche (che, come si vedrà, apparvero su «Il Domani» nei primi mesi del 1908) e la trascrizione di alcuni tra gli articoli più significativi.



[1] Una seconda versione de «Il Domani» fu pubblicata a partire dal 1945; tuttavia, dal momento che costituirebbe operazione priva di senso trattare come unitaria l'esperienza del periodico a dispetto dell'inevitabile frattura prodotta da oltre vent'anni di silenzio, nelle pagine di questo studio non si andrà oltre il 1921. Pare quindi corretto ricondurre a quella data la soppressione del settimanale, nella convinzione che il giornale del dopoguerra sarebbe casomai da considerarsi come una testata nuova ed autonoma.

Nessun commento:

Posta un commento

Uve modenesi tra XVIII e XIX secolo. Confronto sinottico tra il censimento di uve di Francesco Pincetti (1752) e quello di Francesco Aggazzotti (1867)

  Introduzione del libro Uve modenesi tra XVIII e XIX secolo , scritto a quattro mani con Gian Carlo Montanari (Il Fiorino 2018) Questo libr...